venerdì 18 marzo 2011

Povera Patria




“Povera patria! Schiacciata dagli abusi del potere
di gente infame, che non sa cos’è il pudore,
si credono potenti e gli va bene quello che fanno;
e tutto gli appartiene.
Tra i governanti, quanti perfetti e inutili buffoni!
Questo paese è devastato dal dolore…
ma non vi danno un po’ di dispiacere
quei corpi in terra senza più calore?
Non cambierà, non cambierà
no cambierà, forse cambierà.
Ma come scusare le iene negli stadi e quelle dei giornali?
Nel fango affonda lo stivale dei maiali.
Me ne vergogno un poco, e mi fa male
vedere un uomo come un animale.
Non cambierà, non cambierà
si che cambierà, vedrai che cambierà.
Voglio sperare che il mondo torni a quote più normali
che possa contemplare il cielo e i fiori,
che non si parli più di dittature
se avremo ancora un po’ da vivere…
La primavera intanto tarda ad arrivare.”

Siamo una nazione giovane e la nostra Italia è ancora una bambina: 150 anni e a malapena sa camminare da sola. Ha bisogno di mani potenti, che la aiutino, che la guidino. Non siamo stati molto fortunati: abbiamo un leader incapace, che non aiuta il nostro buon nome. Ma abbiamo un Paese meraviglioso, denso di bellezze e di storia e di persone (la Gente comune) speciale. E’ questo che mi rende orgogliosa della mia Patria ed è questo che mi fa incazzare. Vivere nel Paese più bello del mondo (ma sì, dai, senza umiltà!) e vederlo sputtanare da politici da strapazzo, incompenti e inutili: porci che si rotolano nel loro fango, compiaciuti.

Detto questo, prima di proseguire, vi avverto: sono piena di opinioni personali e molto politicizzata. Direi che sono di sinistra, se la sinistra ancora esistesse. In ogni caso il mio voto è di sinistra, lo è sempre stato e probabilmente lo sarà sempre. Ma su questo tornerò, magari un’altra volta.

Quel che mi premeva dire oggi, il giorno dopo le bandiere tricolori e l’inno cantato a squarciagola, è rivolto essenzialmente ai leghisti.

La domanda è questa: se non credete nell’Italia del tricolore, se pensate che non ci sia un’Unità da festeggiare, allora, dico io, perchè dovrei continuare a pagarvi lo stipendio al Parlamento, io, povera impiegata? Andatevene, fate quel che volete, ma rispettate il Paese che vi paga lo stipendio. Se non altro, perchè nessuno vi ha obbligato a sedervi là. Rispettateci, rispettate chi non ha altra scelta se non pagare le tasse che vi consentono di andare in giro sulle vostre auto blu a sparare cazzate.

A me di essere rappresentata da gentucola come voi dà fastidio. Mi urta. Quindi, se il nervoso è reciproco, fatemi/fatevi un piacere: rinunciate ai vostri benefici di parlamentari ITALIANI e andatevene a pontificare nella vostra Legalandia.

Amen

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